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Dee come noi
Una breve premessa
L’incontro che ha generato la Conferenza è nato da una di quelle speciali coincidenze che forse non sono proprio casuali e da un intreccio di relazioni che sono passate sia dal piano professionale che da quello personale.
L’idea di lavorare attraverso i miti e le dee è un’eredità di un precedente incontro che ha avuto luogo in rete e che ha fatto nascere, insieme alla collega Monica Cristina Massola, il blog “Danzare il tempo”. L’idea di fondo è semplice, ovvero che, in ogni donna, possano coesistere differenti modelli interni. Modelli che possono essere evocati attraverso le immagini delle dee.
Perché proprio le dee? Perché questa è stata la prima chiave che ci ha fatto incontrare su un registro profondo ma anche leggero e, perchè no, anche piacevole e ludico.
Per la Conferenza, abbiamo provato a scegliere quelle immagini di dee che si collegassero con il codice materno nelle sue numerose sfaccettature. Anche qui, con l’idea di andare oltre alle polarità semantiche rigide che possono ancora riassumersi in definizioni che fanno capo agli stereotipi di “mamma buona” e “mamma cattiva”. Anche perché la tessitura di un immaginario più articolato può restituire la possibilità che ciascuna interpreti il proprio essere madre a partire anche dalla propria unicità.
L'incontro con le differenti immagini archetipiche porta anche a riflettere sull’autenticità possibile più che sulla ricerca di una perfezione impossibile. Se, infatti, anche le dee si concedono spesso sbavature, eccessi, in ultima analisi forme di vulnerabilità…perché questo non potrebbe essere concesso anche alle madri? Quello dell’errore (e del suo significato), dell’umanità, dell’autenticità, è un piano importantissimo. Gli stessi psicologi dell’età evolutiva (per altro rigorosissimi) parlano di “madre sufficientemente buona” e non di “madre perfetta”. Questa valorizzazione della parte non onnipotente e della parzialità del materno, è molto presente anche in un’interpretazione della mitologia (in questo caso classica) aperta e creativa che è stata attraversata da un filone di ricercatrici e studiose, o, almeno, così è andata a molte donne che hanno incontrato questo approccio come anche alle madri che incontro quotidianamente nel mio lavoro e che mi insegnano davvero molto.
Cos’hanno da dire le dee greche alle madri (...e ritorno)
Rispetto alle immagini mitologiche delle dee, è importante sottolineare che in ciascuna donna sono presenti, più o meno attivati e riconosciuti, più modelli. Questa molteplicità rispecchia innanzitutto le sfaccettature personali di ogni donna ma, anche, le differenti fasi o “cicli” che attraversa, oltre che la ricchezza e le sfumature legate alla cultura di appartenenza.
Questo aspetto connesso alla ciclicità è certamente una cifra peculiare del femminile: essere donna significa attraversare passaggi e cicli che coinvolgono sia il piano biologico che quello culturale. Per esperienza, il disagio, la fase di stasi e, di crisi che non apre ad opportunità e a nuovi sviluppi trova una sua importante genesi proprio nel l’appiattimento su un unico registro che rischia di essere così una trappola e una gabbia, più che una possibilità.
Immaginari possibili
Demetra: la madre terra, madre “per eccellenza”, è la dea dell’agricoltura e delle messi. E’ madre di Persefone, che viene rapita, provocando dolore, isterilimento e lutto in tutta la terra. E’ l’archetipo che spesso si attiva quando nasce un figlio o quando si prova un forte desiderio di maternità. E’ un modello che evoca anche le difficoltà di separazione dai figli che possono ostacolarne la crescita e l’autonomizzazione.
Atena: la dea della conoscenza e dei mestieri, una dea con la corazza, stratega e guerriera. Un archetipo che si attiva ed è molto utile quando si affronta un percorso di studi o di apprendistato o lavoro impegnativo. E’ condottiera, oggi diremmo “manager”, attiva e leader, “padrona” delle proprie emozioni. La maternità in Atena passa dall’essere guida per i figli ma è anche un’importante occasione per “togliere la corazza” e sperimentare un diverso rapporto con il mondo delle emozioni e delle intuizioni.
Artemide: dea della caccia e della luna, la guerriera per eccellenza, non porta corazza, vive con grande partecipazione emotiva la lotta. Molto attiva (oggi diremmo “multitasking”) è portatrice di un dono prezioso che è quello della “sorellanza”. Infatti, come le amazzoni, si pone a protezione delle giovani, delle madri (aiutò la madre nel parto), della tribù. Come madre, Artemide rappresenta la spinta e lo stimolo all’autonomia e alla crescita dei figli.
Estia: la dea del focolare e del tempio, la più dimenticata e trascurata dell’Olimpo. Il suo compito di custode è quello di tenere acceso il “fuoco sacro” all’interno della casa. Ricorda l’importanza di essere anche focalizzati sul proprio mondo interno, restituendo valore alla concentrazione e alla meditazione. Nell’Olimpo, Estia fa vita appartata, forse rischia di trascurare l’importanza di tessere “pubbliche relazioni” e questo forse è un elemento su cui riflettere. E’, invece, molto utile per mitigare gli aspetti più marziali delle dee guerriere: ricordando loro di non perdere la propria “anima” e la cura della dimensione spirituale. Come madre, tende ad essere utile per attivare l’accoglienza “calda” e priva di aspettative eccessive verso i figli.
Afrodite: la dea della bellezza e dell’amore. Portatrice di doni quali la trasformazione e la creatività. Dea che si innamora spesso e volentieri…potremmo dire, simbolicamente, che si innamora anche di idee, progetti sempre nuovi e in movimento. Il lavoro creativo nasce dalla curiosità e da un coinvolgimento appassionato e intenso, sensuale ed è un’esperienza sensoriale oltre che intellettuale. Tende ad essere “madre mentore” che cioè porta fuori dai figli caratteristiche, doti e potenzialità nascoste. Una madre affascinante e magnetica, oltre che materna in senso più tradizionale.
Madri antiche e moderne…James Hillman ne "Il codice dell'anima" dice che “finche l’Io indosserà una sola faccia, ci riuscirà impossibile dire ‘buona all’una senza dire cattiva all’altra" mentre l’archetipo e il mito tengono insieme e cercano una sintesi creativa tra le sue differenti anime.
Nel film “Gli Incredibili”, la mamma Elastigirl, guerriera e madre, cerca di far dialogare i due aspetti "amazzone e penelope", tentando di superarne la polarità. Lo fa attivando molteplici aspetti, smettendo di censurarli sacrificando all’essere madre il suo essere anche un’eroina.
modelli della mitologia greca quali forme "viventi" nell'immaginario, allora, possono aiutarci a percorrere il viaggio della maternità partendo dal valorizzarne i differenti aspetti. E, soprattutto, abbandonando senza troppi indugi lo stereotipo che ci vorrebbe tutte fintamente uguali. Bell’impresa…ma, forse, come ci ricordano le dee…ne vale la pena!
Magistrale nell’utilizzo della mitologia greca è il libro di Jean Shinoda Bolen “Le dee dentro la donna” ed. Astrolabio
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