
La Tela di Irene - Come un discorso
di Irene Auletta (tratto dalla Conferenza dello Studio Dedalo - Dicembre 2010 - Amazzone o Penelope - La parte delle Madri)
Le madri: buone o cattive?
Pensando a questa conferenza, ho fatto un po’ un viaggio nella mia memoria rispetto al tema e sono risalita a circa 26 anni, al mio primo impiego come educatore in una comunità per madri nubili minorenni. Già allora erano presenti in me una serie di interrogativi rispetto all’idea di valutare una madre buona/cattiva, idonea/non idonea, adeguata/non adeguata . Bella responsabilità per una ragazza di 24 anni!!
In tutti questi anni la ricerca non si è mai interrotta e, come abbiamo anticipato nella fase di promozione di questa conferenza, per questa sera abbiamo scelto di tornare a parlare di madri, proprio in un momento in cui è abbastanza attivo anche il dibattito intorno al ruolo del padre.
Dal materiale a nostra disposizione è emerso che le riflessioni sul ruolo del padre, in genere, vengono attraversate da un interrogativo di fondo: presente o assente? Per la madre invece, in modo più ricorrente si parla di buona o cattiva. Non è solo un gioco di aggettivi ma pensare al padre in termini di presente o assente e alla madre in termini di buona o cattiva, mi pare già un bel punto di partenza per la nostra riflessione
Nella ricerca di materiale abbiamo cercato di esplorarne di diverse tipologie: letteratura, articoli, testimonianze che abbiamo chiesto alle madri di asili nido, viaggi nei vari siti web e filmografia. Ne è emersa una raccolta molto ricca e variegata che, inevitabilmente, ci ha chiamate a fare delle selezioni per questa serata
Andando a ritrovare riflessioni intorno al ruolo della madre ci siamo subito imbattute con un mondo pieno di immaginari, miti, pregiudizi, stereotipi.
Molto ricorrente e “gettonata” , come già anticipato, è tutta la riflessione che ruota intorno all’idea di buona o cattiva madre.
Ne sono attraversati tutti i vari testi che abbiamo incontrato. La cosa più interessante, per me, è stato il materiale emerso dai vari siti web. Perchè interessante? Perchè lì le madri, molte madri, si pongono tutta una serie di domande a partire dall’idea di faccio bene/faccio male? Se mi comporto così sono una buona o cattiva madre? Se allatto al seno sono buona altrimenti cattiva. Se torno al lavoro dopo tre mesi sono buona o cattiva? Se la sera esco con le mie amiche?……E via di questo Il tutto mentre, in parallelo, poi si trovano nei vari siti materiali che contengono queste dichiarazioni: “Con il crescere del numero dei divorzi che coinvolgono i bambini, è emerso uno schema di comportamento anomalo che ha suscitato scarsa attenzione. Il presente studio descrive la Sindrome della madre malevola nei casi di divorzio”.
A partire da queste premesse, mi piace l’idea di spostare un po’ lo sguardo e porre al centro della nostra riflessione un incontro importante, quello tra la madre ideale (o idealizzata – mitizzata) e la madre reale. Avremo modo di vedere più avanti che questo incontro per la madre è importante anche per poter incontrare il suo bambino reale e non quello ideale.
In molti testi ho potuto ritrovare che: “È importante entrare in contatto con la madre reale, con le sue specifiche caratteristiche di personalità, con i suoi aspetti di fragilità, ma anche con i suoi punti di forza, per aiutarla a vivere la maternità in funzione delle proprie caratteristiche soggettive e personali, e a superare così la fase di difficoltà. Abbandonando fuorvianti ed eccessive idealizzazioni dell’immagine materna e fantasie di onnipotenza, sarà possibile per la neomamma entrare veramente in relazione con il proprio bambino reale e prendersi cura di lui”
Sempre nella logica di modelli e immagini che si propongono mi ha colpito parecchio, qualche tempo fa, sentire un’affermazione fatta, con particolare enfasi, dalla dott.ssa Kursterman: “essere madre è un piacere e non un dovere!”. Il contesto che ha accolto questa sua affermazione e che la ospitava in qualità di esperto sul tema, era la presentazione del libro Si fa presto a dire madre di Valentina Furlanetto in cui quasi tutte le storie presentate, forse un po’ al limite, sono attraversate da un grande dolore, dalla fatica, dalla chiamata a un grande senso di responsabilità. Allora mi sono chiesta. Dove sta il piacere in queste storie? Di quali madri sta parlando? Cosa centra questa affermazione con le madri presentate nel libro?
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