
Una Eco di Maternità: come la maternità nasce nella cultura
di Monica Cristina Massola (tratto da Amazzone o Penelope - Parole e e silenzi. Ascoltare la maternità e l'imprevisto - Cusano Milanino - Ottobre 2012)
Premessa
Nella serata del 19 ottobre 2012 abbiamo voluto parlare di maternità ascolti e imprevisti, trattando il tema attraverso più chiavi di lettura. Ma tutte partivano da una parola semplice e complessa: “l’ascolto”.
Con la collega Luigina Marone, abbiamo voluto dare una accezione particolare all’ascolto, l’ascolto dell’eco.
E quindi abbiamo scelto di trattare la maternità come se noi tutti non potessimo che ascoltarne una parte, un’eco, frammenti, che giungendo da lontano, non possono che essere necessariamente sfumati e diluiti. Ecco la riscrittura del testo orale, resa più fruibile per la lettura, nella specificazione della maternità come eco di una cultura.
Una volta avrei immaginato di spiegare che la maternità inizia con una pancia, bella e rotonda.
E’ passato un pò di tempo, da allora, e sono “trascorse” anche le mie pance, e anche grazie a questo oggi posso dire che questa esperienza nasce invece molto prima, inizia inaspettatamente con cultura.
La cultura. Il vostro il mio, il nostro bagaglio culturale, un sapere che è personale e comune. Ma è un sapere “complicato” perché cambia nel tempo, e poi muta continuamente quando e se cambia il modo di essere madri. La maternità viene insegnata dalla cultura, ma la cultura è fatta anche dai nuovi modi di esse madri. Fino a 60/70 anni fa i bimbi venivano fasciati e lasciati nei lettini, da soli, mentre oggi le madri li portano attaccati al corpo con lunghe fasce contenitive.
Così è spontaneo domandarsi … Come si è madri oggi, come si ha cura dei figli? E chissà, tra voi che arriverete a leggere, che libri avrete letto? Che parole avrete già ascoltato selle madri? Che storie o narrazioni vi poterete dietro? Quali libri avrete letto? Che notizie? Che pensieri e quali insegnamenti vi staranno accompagnando anche ora?
Perché la maternità, prima di diventare accudimento, cure e attenzioni da offrire ai propri bambini bambini, è un raccontare.
Mentre scrivo queste parole, penso proprio a tutte queste storie; a ciò che ognuna e ognuno di noi avrà ascoltato, raccolto, e … vissuto.
Tutte insieme fanno parte del nostro patrimonio collettivo umano e culturale, così ricco, complesso e sfumato. Un patrimonio pieno di saperi, azioni di cura, gesti visti e raccontati e anche di sfumature, di aspettative, di interpretazioni, di pregiudizi, di ambivalenze, e di immagini.
Faccio una digressione, quando si parla di cultura spesso si pensa a quella “alta”, quella con la C maiuscola, fatta di letteratura, arte, scienza, musica, di grandi romanzi, di opere ineffabili. Si pensa a Manzoni, a Dante Alighieri, all’Accademia della Crusca, all’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci o alla Gioconda e alla fisica delle particelle,e ai neutrini. Ai grandi saperi.
Invece io, e noi, che per lavoro ci occupiamo di educazione, in questa riflessione vogliamo partire partiamo da una cultura assai più spicciola; costituita delle conoscenze e delle pratiche di cura e allevamento dei bimbi che sono insegnate, condivise e trasmesse di generazione in generazione. Una cultura familiare, vicina, presente, diretta e quotidiana.
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